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BIOLOGIA MARINA
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I
fattori fisici che influenzano la vita nel mare sono molti e
strettamente connessi ai fattori chimici. Gli
elementi che si rivelano realmente determinanti sono la
quantita' di luce e l'idrodinamismo.
Tutti
gli altri fattori che influenzano direttamente quante e quali
specie viventi popolano un ambiente, sono strettamente legati
alla presenza di luce e al movimento delle acque.
< C'e' piu' acqua (salata)
che terra sul nostro
pianeta
< Non c'è vita
senza acqua
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PARAMETRI AMBIENTALI DEL MARE
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La salinità
La
continua erosione delle coste, l'apporto fluviale ed il
rimescolamento sul fondo hanno contribuito in maniera
sostanziosa, nell'arco dei millenni, alla formazione dei sali
nell'acqua di mare. Dato che tutti gli oceani ed i mari sono in
collegamento ed in continuo movimento, la distribuzione
percentuale dei sali è costante, mentre la loro concentrazione
totale, cioè se un mare è più o meno salato, può variare essendo
influenzata da vari fattori come l'evaporazione o l'apporto di
acque dolci (piogge, fiumi, scioglimento dei ghiacci).
Per
spiegare meglio questo concetto ci si può rifare a qualche
esempio di uso comune nei subacquei: caricando una bombola
aumenta la pressione totale della miscela d'aria e di
conseguenza proporzionalmente la pressione parziale dei singoli
componenti, ma la percentuale dell'ossigeno rimane sempre il 20%
e quella dell'azoto l'80%.
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La
concentrazione salina si misura in quantità di grammi sale per
litro di acqua e si aggira in media tra il 30 e il 40 per mille,
cioè 30 o 40 grammi di sale in 1 litro di acqua.
I sali che si trovano in mare
sono più di 80, ma quelli presenti in maggiore quantità sono il
Cloruro di Sodio (NaCl), ossia il comune sale da cucina, il
Cloruro di Magnesio (MgCl2)
e di Potassio (KCl). Tutti gli altri sali pur essendo presenti
in piccolissime quantità, sono comunque fondamentali per la
sopravvivenza di molte specie viventi e vengono denominati "oligoelementi".
Tra i sali più importanti troviamo i nitrati e i fosfati
derivanti dalla decomposizione degli esseri viventi e dei loro
rifiuti. Questi sono denominati "sali nutritivi" o semplicemente
"nutrienti" perchè costituiscono il concime per i vegetali e
determinano quindi insieme alla luce, la presenza di alimento
primario per gli animali e la produzione di ossigeno.
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La temperatura
in un organismo vivente può influenzare la velocità delle
reazioni chimiche determinando ad esempio un rallentamento del
metabolismo come avviene in effetti negli animali delle acque
fredde. La temperatura inoltre è uno dei fattori che
principalmente determina variazioni di densità e di viscosità
dell'acqua, influenzando oltre le correnti e i movimenti di
rimescolamento, anche il galleggiamento ed il nuoto degli
organismi viventi.
Nel
mare Mediterraneo, al contrario che negli altri mari, la
temperatura anche a profondità di 4000-5000 metri, non scende al
di sotto dei 12-13 °C, questo perchè lo stretto di Gibilterra
(tra Spagna e Africa Settentrionale, collegamento tra le fredde
acque dell'Atlantico e quelle del Mediterraneo) forma una soglia
alla profondità di circa 300 metri che lascia entrare le
correnti calde superficiali e fa uscire con le correnti di
fondo, le acque fredde.
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La
quantità di luce e il modo con cui penetra in acqua sono
gli elementi più importanti che influenzano la distribuzione
della vita acquatica. Ad esempio il fenomeno dell'assorbimento
fa si che si verifichi una rapida perdita di luce sott'acqua che
si riduce dopo poche decine di metri all'1%. La luce che riesce
a penetrare perde dapprima le radiazioni con minore energia e
progressivamente quelle con maggiore energia. I vegetali
acquatici ricorrono spesso a particolari adattamenti, come la
presenza di pigmenti fotosintetici accessori, per riuscire a
sfruttare al meglio le energie residue. Altri fenomeni che
determinano la diminuzione di luce sott'acqua sono la
diffusione e la diffrazione causati dalle particelle
in sospensione e in soluzione: queste facendo da schermo
disperdono la luce nell'ambiente determinando una luminosità
diffusa in cui la luce non proviene da una direzione ben
precisa.A causa della rifrazione -ben nota ai subacquei
per la visione sott'acqua- la luce riesce ad entrare solo con
una inclinazione del raggio tra i 42° e 90°, determinando una
penetrazione dei raggi luminosi sempre verticale a qualsiasi ora
del giorno.
A prova
di questa proprietà, si può evidenziare che i pesci pelagici,
per confondersi con l'ambiente, hanno sviluppato un particolare
adattamento mimetico denominato contrombreggiatura:
la loro colorazione risulta infatti scura sul dorso -per
confondersi sul fondo se visti dall'alto- e chiara sul ventre
-per confondersi con la superficie illuminata se visti dal
basso.
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L'IDRODINAMISMO
Un
altro fattore che unitamente alla temperatura è determinante per
la vita in mare, è il rimescolamento continuo delle acque.
Questo fenomeno è equivalente, in funzione ed in importanza, al
nostro apparato circolatorio ed è chiamato idrodinamismo. I
movimenti delle acque permettono il rimescolamento
dell'ossigeno, delle sostanze nutritive, facilitano la
riproduzione, la distribuzione delle larve, la colonizzazione
del fondo, la comunicazione intra ed inter-specie viventi, e
così via...
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Si possono constatare tre tipi di movimenti del
mare: Onde,
Maree, Correnti
Le onde,
sono generate dalla pressione del vento sulla superficie
del mare e sono costituite da movimenti circolari delle
particelle d'acqua, che determinano un rimescolamento
nei primi metri a profondità variabili, a seconda della
loro altezza. In acque poco profonde, il movimento della
particella d'acqua diventa prima ellittico e poi
oscillante e l'onda arriva a frangere determinando,
negli esseri viventi di queste acque, lo sviluppo di
adattamenti per un solido ancoraggio sul fondo (es: le
patelle).
Le
maree
sono grossi spostamenti di acqua che interessano tutto
il globo, determinati dalla forza di attrazione della
luna sulle masse d'acqua. Tale fenomeno determinerà
un'alternanza di abbassamento o innalzamento di livello
delle acque trovandosi l'alta marea nella zona di
influenza della luna; in questo modo aree più o meno
vaste di fondale, a seconda delle zone, rimarranno
periodicamente scoperte e così le specie viventi che ci
si trovano.
Le correnti
sono spostamenti di acqua orizzontali o verticali
determinate dalla forza di trascinamento dei venti (correnti
di deriva) e dallo scorrimento verticale o
orizzontale delle acque a diversa densità per differenza
di sali e temperatura (correnti di densità).
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Le correnti sono paragonabili a grossi fiumi
subacquei poichè, per differenti caratteristiche
fisiche, le acque provenienti da una zona non si
mescolano facilmente con le acque di un'altra zona.
Le correnti di risalita sono molto importanti perchè
portano in superficie le sostanze nutritive
sedimentate sul fondo.
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L'AMBIENTE MARINO
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VEGETALI ED ANIMALI:
Una prima grande e semplice
distinzione va fatta all'interno di tutti gli organismi
viventi: i vegetali e gli animali. La differenza
fondamentale che esiste tra un vegetale e un animale è
nella capacità del primo di essere autosufficiente, cioè
di riuscire a nutrirsi e a sopravvivere senza dover
cercare il cibo all'esterno; cosa invece assolutamente
impossibile per tutti gli animali. Il fenomeno con cui
le piante si fabbricano il proprio nutrimento è la
"fotosintesi". Questa sintesi chimica fa si che
delle fotocellule costituite da clorofilla e altri
elementi riescano a sfruttare l'energia luminosa per far
reagire l'anidride carbonica (CO2)
e l'acqua (H2O)
sintetizzando zucchero (glucosio) e sprigionando
ossigeno (O2).
La clorofilla è inoltre l'elemento che colora di verde
le foglie o i talli dei vegetali. I vegetali possono
essere considerati dei laboratori chimici anche per
altri motivi: solo loro riescono a sintetizzare le
proteine e i grassi da semplici sali
nutrienti costituendo così la vera e propria biomassa
vegetale. In questo modo i vegetali diventano
fondamentali per la prima colonizzazione dell'ambiente.
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Zonizzazione della costa
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Nel mare riconosciamo due tipi diversi di vegetali: le
ALGHE e le PIANTE. Le alghe hanno una struttura molto
semplice, senza organi specializzati, chiamata "tallo";
mentre le piante hanno il corpo suddiviso in varie parti
(ad es: il fusto, le foglie, le radici,...) ognuna
specializzata in una o più funzioni.
Le alghe vengono comunemente suddivise in tre gruppi: le
alghe ROSSE (Rodoficee), le alghe VERDI (Cloroficee) e
le alghe BRUNE (Cromoficee). La differenza è data dalle
sostanze fotosintetiche accessorie alla clorofilla che
aiutano a sfruttare meglio le lunghezza d'onda che
riescono a penetrare lo strato d'acqua.
Le piante marine sono rappresentate soprattutto dalla
Posidonia oceanica, nota ormai a tutti i subacquei,
che forma nel Mediterraneo le famose praterie sommerse,
tanto utili alla salvaguardia delle coste dall'erosione
del mare e come rifugio per tutti gli organismi che le
popolano.
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SUDDIVISIONE
DELL'AMBIENTE MARINO
L'ambiente marino può essere suddiviso in vari modi non
necessariamente collegati tra loro. Si possono avere
suddivisioni basate sulla penetrazione della luce, sulle
variazioni di temperatura, l'andamento e la natura del
fondo, e così via...
Una prima e grande distinzione tuttavia è quella che
distingue il dominio PELAGICO da quello BENTONICO.
Il DOMINIO PELAGICO o PELAGOS comprende tutti gli
organismi che si trovano sospesi nell'acqua, sia
galleggiando che nuotando. Il DOMINIO BENTONICO o
BENTHOS comprende invece tutti quegli organismi che si
trovano sul fondo, fissi o mobili, che contraggono
stretti rapporti con esso.
Il Pélagos è suddiviso a sua volta nel PLANCTON e nel
NECTON.
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IL PLANCTON
Sono inclusi in questa categoria tutti quegli organismi
animali (zooplancton) e vegetali (fitoplancton) sospesi
nell'acqua, che non riescono ad opporre una valida
resistenza ai movimenti del mare (onde, maree,
correnti), ma sono capaci solo di movimenti verticali.
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Le caratteristiche che accomunano gli organismi
planctonici sono le piccole dimensioni e le strutture
corporee estremamente leggere, ossia con un peso
specifico molto vicino a quello dell'acqua.
Questo ovviamente per consentire loro di galleggiare il
più possibile e di scendere lentamente verso il fondo.
Laddove gli organismi planctonici siano di notevoli
dimensioni (come ad esempio le meduse) la capacità di
galleggiamento e la resistenza all'affondamento sono
assicurate da una sorta di paracadute denominato
"ombrella" e da altri accorgimenti chimico-fisici.
*
IL NECTON
Comprende gli organismi in grado di spostarsi e di
nuotare anche contrastando le correnti. E' ovvio che
rientrano in questa categoria tutti gli animali dotati
di muscolatura come i pesci, i mammiferi (balene,
delfini, foche,...), alcuni rettili (tartarughe,...),
alcuni uccelli (pinguini,...), ma anche alcuni
invertebrati in grado di nuotare attivamente, come ad
esempio i calamari.
*
IL BENTHOS
Nel benthos rientrano tutti gli organismi che il
subacqueo dei nostri mari può individuare e riconoscere,
infatti , in questo gruppo sono inclusi tutti gli
organismi animali (zoobenthos) e vegetali (fitobenthos)
che si trovano sul fondo marino, sia fissi che in
movimento o che comunque siano in qualche modo legati al
fondo. Il fondale marino per il benthos è così
importante che vengono distinti due tipi diversi di
fondo o "substrato": i fondi DURI e i fondi MOBILI o
MOLLI.
I primi sono costituiti da roccia, grossi massi,
substrati artificiali; sono quelli più vari perchè
offrono rifugio e possibilità di ancoraggio a molti
organismi. I secondi sono costituiti da ciottoli,
sabbia, fango, cioè da detrito. I fondi molli ricoprono
la maggior parte dei fondali, soprattutto oceanici.
A seconda delle capacità e del tipo di movimento si
distinguono gli organismi bentonici in:
-erranti e vagili, se camminano o strisciano sul
fondo;
-sedentari se occupano una posizione generalmente
stabile e si spostano lentamente ed occasionalmente;
-sessili se sono fissi sul fondo.
SCOGLIERA CORALLINA E BIODIVERSITA'
Il termine
biodiversità
si è ormai consolidato e viene comunemente utilizzato
nei diversi ambiti scientifici e culturali. La
traduzione italiana del termine inglese
biodiversity
potrebbe essere biovarietà o varietà della vita presente
sul pianeta.
La diversità è una
proprietà inerente a ogni sistema biologico, dalle
molecole agli ecosistemi, per cui questo termine può
essere riferito tanto alla quantità di specie presenti
in un determinato biotopo, quanto alla struttura
genetica delle popolazioni.
Il grado di biodiversità è funzione della complessità
dell’ambiente e di fattori storici, come i processi
paleogeografici, nonché della storia evolutiva e delle
interazioni biologiche delle singole specie.
La riduzione della biodiversità che può avvenire sia per
cause naturali sia soprattutto ad opera dell’uomo, è
motivo di grande preoccupazione poiché si ritiene che
essa sia la più grave avvenuta nel nostro pianeta da 65
milioni di anni. Anche se non è possibile quantizzare la
reale portata del fenomeno, appare indiscutibile che la
biodiversità risulti compromessa non solo nei paesi
industrializzati ma anche in territori fino a non molto
tempo fa ancora indenni, soprattutto a causa della
crescita delle popolazioni umane che ha portato fra
l’altro alla sistematica distruzione delle foreste e
alla crescente desertificazione di vaste aree.
In mare i problemi della riduzione della biodiversità
sono altrettanto gravi e complessi, ma essendo meno
apparenti e meno accessibili ai mass media hanno forse
una minore risonanza. Le cause della riduzione della
biodiversità in mare sono molteplici, e non è sempre
facile una loro individuazione, dato che i loro effetti
possono interagire.
Uno degli ambienti marini che presenta una vasta
biodiversità biologica è la
scogliera corallina.
L’incredibile biodiversità del reef ha un
immenso valore sia dal punto di vista
scientifico che dal punto di vista economico.
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Negli ultimi decenni i circuiti turistici
internazionali hanno come mete obbligate
località tropicali in mari caldi e ricchi di
vita dove il contatto con la natura è alla base
del richiamo di milioni di visitatori ogni anno.
L’industria del turismo ha il merito di aver
creato nell’opinione pubblica una sensibilità
volta al mantenimento degli equilibri naturali e
alla conservazione di tali ambienti. La
scogliera corallina è un ambiente biocostruito
basato sull’attività metabolica di coralli in
grado di deporre uno scheletro carbonatico
(ermatipici). I coralli ermatipici, come le
madrepore, sono alla base della costruzione
della scogliera corallina. Nei tessuti di questi
animali sono concentrate alghe unicellulari
simbionti conosciute come zooxantelle che
richiedono particolari condizioni di luce e di
temperatura. Infatti i coralli non ermatipici
sono diffusi anche in mari non tropicali ed a
profondità considerevoli, però non sono capaci
di formare delle costruzioni paragonabili alle
scogliere coralline.
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Poiché i madreporari sono carnivori, il significato
delle zooxantelle non è direttamente nutritivo ma lo è
indirettamente in quanto esse forniscono con le loro
secrezioni sostanze utili al metabolismo dell’animale,
servono alla fissazione del CaCo3, producono O2 ed
eliminano i cataboliti del madreporario.
L’imporatanza di questa formazioni è considerevolissima,
per la superficie occupata, per la straordinaria
ricchezza del popolamento e numero di specie, e per la
complessità di rapporti ecologici, biomassa e
produttività. La massa calcarea è formata anche da altri
organismi costruttori come gli idrocoralli, altri
antozoi, molluschi, in particolare bivalvi come le
tridacne, serpulidi, cirripedi ed alghe calcaree. Si
deve notare che le formazioni coralline hanno solo
apparentemente una predominanza animale; infatti la
biomassa vegetale, rappresentata in primo luogo dalle
zooxantelle simbionti, supera di tre volte la biomassa
animale.
Le scogliere coralline sono diffuse in tutta la fascia
intertropicale fra i 30° di lat. Nord e i 30° di lat.
Sud. Esse infatti richiedono una temperatura sempre
superiore ai 20°C e si sviluppano in condizioni ottimali
a 23°C. altre condizioni ecologiche necessarie sono: una
limitata profondità, compatibile con la fotosintesi
delle zooxantelle, una salinità elevata, donde la loro
assenza in prossimità degli estuari, e una agitazione
media delle acque che favorisce l’apporto di sostanze
alimentari e previene un’eccessiva sedimentazione.
Le strutture madreporiche sono di vario tipo:
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atolli,
isole di forma di anello costituito interamente da
strutture coralline, il quale è interrotto da canali
e circonda una laguna centrale (lagone). Gli atolli
si formano in pieno oceano (Pacifico e Indiano) e
rappresentano il massimo sviluppo delle formazioni
madreporiche. Sulla loro origine esistono due teorie
fondamentali. Secondo la
teoria della subsidenza,
enunciata da Darwin più di un secolo fa, su delle
isole vulcaniche si sviluppa una struttura corallina
prima a frangente e quindi a barriera;
successivamente si forma l’atollo per progressivo
sprofondamento dell’isola originaria. Secondo la
teoria glacio-eustatica
di Dely gli atolli si sono formati per una crescita
corallina su di una sottostante piattaforma a causa
del sollevamento progressivo del livello degli
oceani verificatosi a partire dall’ultima
glaciazione. La prima teoria è quella ancora più
generalmente accettata.
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barriere,
strutture a nastro che si sviluppano a notevole
distanza dalla linea di riva, anche dell’ordine di
varie decine di km, e da essa separate mediante
tratti di mare simili per profondità al lagone degli
atolli (30- 60 metri).
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frangenti,
che si sviluppano a breve distanza dalla linea di
riva e sono quindi più sottoposti delle altre
formazioni all’influenza negativa della
sedimentazione.
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piattaforme,
si elevano con strutture appiattite, in posizioni
diverse entro i lagoni, su dei rilievi de fondo o su
zone poco profonde della piattaforma continentale.
La crescita delle formazioni che è estremamente rapida è
equilibrata dalla continua abrasione del mare oltre che
dall’attività perforatrice di organismi fra cui spugne.
Comunque, poiché le zone di abrasione non corrispondono
necessariamente a quelle di crescita, la conformazione
topografica cambia continuamente.
In rapporto ai diversi tipi di formazione menzionati, a
seconda se la scogliera è interna, esterna, rivolta o
meno al vento dominate oppure situata dentro il lagone,
si hanno complessi biocenotici notevolmente diversi.
Anche la profondità assume un ruolo significativo. In
linea di massima si può osservare che le madrepore
massicce si trovano negli orizzonti superficiali
sottoposti alle più violente azioni del moto ondoso,
mentre quelle ramificate, laminari, ecc. sono situate in
orizzonti più profondi.
Gli atolli corallini sono tra gli ecosistemi più
produttivi della Terra; eppure vivono e crescono in un
mare quasi privo di nutrimento. È il cosiddetto
paradosso di Darwin,
proposto due secoli fa dal grande naturalista inglese.
Occorre tener presente che
le scogliere coralline, a causa del numero di anfrattattuosità
e quindi della diversità dei micro-
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ambienti, dovuta anche alle varie
condizioni di agitazione delle acque, nonché per
l’abbondanza dell’epifauna tropicale, posseggono
un popolamento ricchissimo non solo di forme
epibionti sessili, ma anche di forme simbionti
del benthos mobile o natante: policheti,
crostacei molluschi, pesci, echinodermi, alghe.
Una caratteristica dei mari tropicali è che la
scarsa quantità di nitrati e soprattutto di
fosfati in essi presente impedisce la formazione
di un plancton abbondante in mare aperto.
Di conseguenza la vita si concentra in
strutture a grande biomassa come le formazioni
coralline. In rapporto ad esse si stabilisce una
catena alimentare che va dal primo anello degli
organismi produttori (alghe unicellulari come le
zooxantelle) fino all’ultimo anello, cioè
i grossi predatori, come gli squali, che si
avvicinano alle barriere coralline per predare i
numerosissimi pesci bentonici. Questi posseggono
spesso dei denti atti a rompere i corallini
calcarei delle madrepore per cibarsi dei polipi.
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Inoltre alcuni ricercatori
australiani e statunitensi pensano di aver
capito perché le barriere coralline sono così
ricche di specie. La soluzione sta nella
superficie dei coralli, che è estremamente
ruvida. In questo modo intorno ai coralli non si
forma uno strato immobile di acqua, presente su
tutti i corpi immersi nel mare, che li isola dal
resto dell'oceano. Colpiti dalle onde, infatti,
i coralli riescono a spezzare questo straterello,
a venire in contatto con le acque e ad assorbire
i pochi nutrienti presenti nelle acque
dell'oceano.
Il sistema funziona meglio quanto più le
barriere coralline sono colpite dalle onde
forti, e quindi quanto più turbolenta è l'acqua
intorno ai coralli. I ricercatori hanno anche
scoperto che i coralli possono ottenere un po'
di nutrimento dalle rocce su cui crescono, e che
questi prodigiosi costruttori sono anche ottimi
riciclatori, perché nel complesso ecosistema
della barriera corallina i prodotti di rifiuto
di una specie sono il nutrimento per un'altra.
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La
ricchezza e complessità del popolamento rendono le
formazioni coralline particolarmente stabili: tuttavia
recentemente si è assistito ad un imponente fenomeno di
distruzione delle scogliere dell’Oceano Pacifico da
parte dell’asteroide predatore
Acanthaster planci (dotata
di grossi aculei su tutto il corpo a scopo difensivo,
può raggiungere i 40 centimetri di diametro ed è dotata
di 12-19 braccia, può muoversi ad una velocità di 20
metri all'ora).
Le cause di questo fenomeno, che ha messo in allarme i
biologi, non sono state ancora chiarite ma si pensa che
piccole variazioni dei fattori ecologici abbiano potuto
portare ad una riduzione della mortalità di
Acanthaster planci,
la cui
femmina produce milioni di uova durante la fase
planctonica, e di conseguenza ad una alterazione degli
equilibri biologici.
Un
altro fenomeno distruttivo che mina la conservazione di
questi delicatissimi ecosistemi è il
bleaching
o sbiancamento dei coralli.
Il
colore caratteristico di ogni specie di corallo è dato
dall'alga e diventa vivido in proporzione alla
concentrazione di questo microorganismo; quando sussiste
un'alterazione dell'ecosistema, i polipi del corallo
espellono l'alga simbiotica, facendo assumere alla
struttura calcarea una colorazione più pallida o
lasciandola completamente bianca, da cui il nome del
fenomeno.
Inoltre, la madrepora
senza le zooxantelle non ha più protezione dalle
violente radiazioni solari e, privata di un’importante
fonte di cibo autotrofa, non è in grado si compiere i
normali cicli vitali e riproduttivi.
Lo sbiancamento dei
coralli è un segno tangibile della reazione di questi a
qualche forma di stress, soprattutto l'aumento della
temperatura dell'acqua. Là dove maggiori sono stati gli
effetti del riscaldamento globale è stata riscontrata
una maggiore incidenza dello sbiancamento, che può
peraltro avere luogo in presenza di altri fattori:
irraggiamento solare, cambiamenti nella composizione
chimica dell'acqua (specialmente del grado di salinità)
o della sua opacità, cambiamento di correnti, malattie
del corallo, oppure uno slittamento degli strati di silt.
In generale le cause dello sbiancamento sono naturali,
anche se non è del tutto esclusa l'azione dell'uomo, in
particolare l’inquinamento. Episodi di Bleaching di
interi tratti di reef si sono verificati in
corrispondenza di anomalie climatiche come El Niño
ed hanno avuto risonanza mondiale.
Se la causa stressante dura pochi giorni, il corallo
ritorna rapidamente allo stato normale; tuttavia vi è il
rischio che, una volta iniziato lo sbiancamento, il
corallo continui a espellere le alghe simbiotiche anche
se la causa dello stress viene rimossa; ciò avviene in
particolare se lo stress dura parecchi giorni
consecutivi.
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In questo caso, se la colonia di corallo
sopravvive, possono passare settimane o mesi
prima che la concentrazione dei simbionti torni
a livelli normali.
Il corallo morto, invece, diventa rapidamente
oggetto dell'azione distruttiva della fauna
ittica (in particolare dei pesci mangiatori di
corallo come il pesce pappagallo) e soprattutto
del mare, e si sgretola in poche settimane,
andando cosí ad innalzare il livello di base
della barriera e, alla lunga, finendo per
produrre nuovo materiale per la formazione delle
isole; si potrebbe pertanto interpretare lo
sbiancamento come un'azione di difesa della
natura contro l'innalzamento ciclico delle
acque, ma diversi studi sono ancora in corso e
questa rimane soltanto una delle ipotesi piú
accreditate.
Non sempre su una barriera morta il corallo
ricresce, ma quando ciò avviene passano diversi
anni prima che la concentrazione corallina torni
al livello iniziale.
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Ad esempio, in seguito agli
effetti del Niño, nel 1998 oltre il 90% del
genere
Acropora spp.
fu distrutto in molte aree dell'Oceano Indiano.Cambiamenti nella varietà di simbionti (altre varietà di zooxantelle, per esempio) sono estremamente rari, e
generalmente implicano la presenza di specie non
persistenti. L'abilità di sopravvivere a un fenomeno di
sbiancamento e la possibilità di sopravvivenza variano
grandemente fra le specie di corallo: alcuni coralli di
grandi estensione può sopravvivere a temperature molto
alte e a gran parte degli effetti che esse comportano,
mentre alcune varietà fragili come l'Acropora
spp.
sono, come si è visto nel caso dell'Oceano Indiano,
molto più sensibili e non resistono allo sbiancamento.
Alcune ricerche recenti hanno anche dimostrato che le
specie costantemente sottoposte a piccoli stress
sviluppano una certa resistenza al fenomeno.L’unicità di
ambienti ad elevata biodiversità come la barriera
corallina, si manifesta in un incredibile numero di
specie che vivono a stretto contatto le une con le
altre. Questa coabitazione è possibile grazie ad una
elevatissima specializzazione degli organismi che
compongono e vivono il reef. Maggiore è la
specializzazione che una specie raggiunge nella ricerca
di una fonte di cibo o nel microhabitat che occupa e
minore è la sua adattabilità ai possibili cambiamenti
ambientali.
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